TERREMOTI: UN MESSAGGIO PROFETICO DA ASSISI 


 

Dicono i sismologi che ci dobbiamo abituare a convivere con i terremoti.

Un cristiano che sul serio crede ai divini insegnamenti del Vangelo e di tutta la Bibbia, non può fare a meno di rivolgersi ad essa per sapere cosa dica la Parola di Dio sui terremoti. Quella che segue é una raccolta di passi della a Sacra Bibbia su questo argomento, con  alcune brevi note e considerazioni.

Nel suo discorso profetico, volto a rispondere a una  domanda postagli dai suoi discepoli - "quale sarà il segno della tua venuta e della fine del mondo?" - Gesù indica l'intensificarsi dei terremoti  ("in vari luoghi") come uno dei segni preliminari della fine:
"Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno; vi saranno carestie e terremoti in vari luoghi.." (San Matteo 24,7)

Nel libro dell'Apocalisse, tre volte si legge di terremoti.

 All'apertura del settimo sigillo:
"Quando l'Agnello  (Gesù Cristo)aprì il settimo sigillo, si fece silenzio in cielo per circa mezz'ora. Vidi che ai sette angeli ritti davanti a Dio furono date sette trombe.
Poi venne un altro angelo e si fermò all'altare, reggendo un incensiere d'oro... l'angelo prese l'incensiere, lo riempì del fuoco preso dall'altare e lo gettò sulla terra: ne seguirono scoppi di tuono, clamori, fulmini e scosse di terremoto."
( Cap.8: 1-5)

 Alla risurrezione dei due ultimi profeti, vestiti di sacco, messi a morte a Gerusalemme:
"Ma dopo tre giorni e mezzo, un soffio di vita procedente da Dio entrò in essi e si alzarono in piedi, con grande terrore di quelli che stavano a guardarli.  Allora udirono un grido possente dal cielo: «Salite quassù» e salirono al cielo in una nube sotto gli sguardi dei loro nemici.  In quello stesso momento ci fu un grande terremoto che fece crollare un decimo della città: perirono in quel terremoto settemila persone; i superstiti presi da terrore davano gloria al Dio del cielo".
(Cap.11:13)

 All'ultima delle sette coppe dell'ira di Dio sulla terra. Questo terremoto segna il crollo di Roma -"Babilonia la grande", "la grande prostituta"- e delle città delle nazioni.
"Il settimo (angelo) versò la sua coppa nell'aria e uscì dal tempio, dalla parte del trono, una voce potente che diceva: «È fatto!».
Ne seguirono folgori, clamori e tuoni, accompagnati da un grande terremoto, di cui non vi era mai stato l'uguale da quando gli uomini vivono sopra la terra. La grande città si squarciò in tre parti e crollarono le città delle nazioni. Dio si ricordò di Babilonia la grande, per darle da bere la coppa di vino della sua ira ardente... ".
(Cap. 16:17-19)

Nel libro dell'Esodo si legge che quando Dio strinse la sua alleanza con Israele sul monte Sinai, promulgando la Legge per mezzo di Mosè,
"
 Il monte Sinai era tutto fumante, perché su di esso era sceso il Signore nel fuoco e il suo fumo saliva come il fumo di una fornace: tutto il monte tremava molto" (Esodo 19:18-19)                                                                                              

Ma due grandi terremoti segnarono anche l'inizio dell'era della salvezza per il mondo intero, per quanti aderiscono di cuore alla nuova ed eterna alleanza. 

Il primo terremoto avvenne  al momento della  morte di Gesù in croce:
"Gesù, emesso un alto grido, spirò. Ed ecco il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo, la terra si scosse, le rocce si spezzarono,  i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi morti risuscitarono... Il centurione e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, sentito il terremoto e visto quel che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: «Davvero costui era Figlio di Dio!"
(San Matteo 27, 50-53)    

Il secondo, alla Sua risurrezione :
"Passato il sabato, all'alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l'altra Maria andarono a visitare il sepolcro.
Ed ecco che vi fu un gran terremoto: un angelo del Signore, sceso dal cielo, si accostò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa.... L'angelo disse alle donne: «Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso. È risorto, come aveva detto..."
(San Matteo 28:1-3)        

Ma anche  il ritorno di Gesù sulla terra, sarà accompagnato da un grande terremoto
"In quel giorno i suoi piedi si poseranno sopra il monte degli Ulivi che sta di fronte a Gerusalemme verso oriente, e il monte degli Ulivi si fenderà in due, da oriente a occidente, formando una valle molto profonda; una metà del monte si ritirerà verso settentrione e l'altra verso mezzogiorno.  Sarà ostruita la valle fra i monti, poiché la nuova valle fra i monti giungerà fino ad Asal; sarà ostruita come fu ostruita durante il terremoto, avvenuto al tempo di Ozia re di Giuda. Verrà allora il Signore mio Dio e con lui tutti i suoi santi" .(Zaccaria 14:4-5) 

Profetizzando l'ultimo  terremoto della storia, il profeta Zaccaria cita il più antico terremoto di cui parla la Bibbia, avvenuto ai tempi del profeta Amos (VIII sec.a. C.). Nel libro di Amos, il più antico libro profetico della Bibbia, è profetizzato un terremoto che rimase famoso nella storia di Israele. Come tutti i profeti biblici, Amos non solo preannunciò quella calamità, ma ne spiegò anche il motivo ultimo alla luce del giudizio divino: un castigo per il sopruso e lo sfruttamento da parte dei ricchi a danno dei poveri.     

"Ascoltate questo, voi che calpestate il povero e sterminate gli umili del paese... Non forse per questo trema la terra... si solleva tutta come il Nilo,si agita e si riabbassa come il fiume d'Egitto? Il Signore, Dio degli eserciti colpisce la terra...e tutti i suoi abitanti prendono il lutto ..." (Amos 8:8, 9:5)

Amos, come d'altronde tutta la Bibbia , rivela l'agire di Dio nella storia umana, sia nel beneficare gli uomini - perché, come dice Gesù nel discorso della montagna " il Padre celeste... fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti" - che nel castigarli : "Avviene forse nella città una sventura, che non sia causata dal Signore?" scrive Amos. 
E nel libro del profeta Isaia, si leggono queste parole estremamente esplicite da parte di Dio: "
Io formo la luce e creo le tenebre, faccio il bene e provoco la sciagura; io, il Signore, compio tutto questo" (Isaia 45:7). Ma, come scrive ancora Amos, " in verità, il Signore non fa cosa alcuna senza aver rivelato il suo consiglio ai suoi servitori, i profeti".                       

Sorprende che con lo stesso divario di tempo di due anni con cui Amos profetizzò il terremoto che colpì Israele (Amos 1:1), intercorse tra quando  Marcello Ezechiele Ciai, il Profeta di Assisi, scrisse la profezia sul terremoto di Assisi (estate del 1995) e la data del suo avverarsi (26 Settembre 1997).                                                                                                      

Nella profezia , veramente eccezionale per come si è verificata in quella città-santuario che è Assisi, assurta a capitale mondiale della spiritualità, non solo era preannunciato il sisma, ma ne erano anticipati dei dettagli impensabili: quali la  fenditura per tutta la lunghezza della piazza inferiore della Basilica di San Francesco, e lo sfondamento di un "timpano" sormontante una cappella laterale della Basilica stessa.

Ecco alcuni passaggi :                                                                          

"Guai ad assisi, ad Assisi dove si accampo' Francesco e vinse.
Come un fantasma dalla polvere parlera'
la moltitudine degli stranieri che pistano la tua terra.
Continuino le tue feste, continuino, tremera', fendera' la tua terra...
riti su riti, feste su feste,rovine su rovine. Oracolo del Signore.
 Ascolta ! No non vuoi udire ! Leggi ! No non vuoi leggere !
I tuoi orecchi sono fatti per altri ascolti. I tuoi occhi per altre letture.
Allora su tutta la terra, sfondero' i timpani di chi non ode,
cavero' gli occhi di chi non vede, annientero'  l'intelligenza degli intelligenti.

Oracolo del Signore".

 

Il terremoto di Assisi, avvenuto sulla scorcio del secolo scorso, ne evoca un altro, ben più devastante, e anch'esso preannunciato, degli inizi del 1900: il più catastrofico terremoto avvenuto a memoria d'uomo in Italia, quello di Messina del 1908, che provocò più di 100.000 vittime. Così lo aveva profetizzato  nel 1905 Sant’Annibale di Francia (1851-1927):  

“Senza mezzi termini, senza reticenze e timori, io vi dico, o miei concittadini, che Messina è sotto la minaccia dei castighi di Dio... verranno su di noi perché abbiamo avuto diversi avvisi e non ne abbiamo fatto caso. Undici anni or sono, la terra ci tremò sotto i piedi. Dopo 4 anni, il 1898, terremoti: minore fervore. Finalmente 40 giorni fa terremoti. Che si fece? Nulla! Il popolo, le famiglie rimasero indifferenti! Ci siamo abituati. Ci sembra che godiamo d’un privilegio d’immunità presso Dio e che possiamo peccare a nostro bell’agio. Ah, non è così! Tutti questi replicati avvisi non sono che i lampi e i tuoni precursori dell’imminente scoppio dell’uragano!"

Anche gli Assisani ritengono di godere di un qualche privilegio di immunità : "Assisi, avrà guai ma non perirà mai !" amano ripetere. Eppure la profezia di Marcello Ciai si apriva con toni molto meno rassicuranti:

"Ascolta Assisi, non chiudere le tue orecchie; non rigettare la mia voce.
 Ascolta terra un tempo benedetta, 
 anche se Francesco e Chiara si presentano dinanzi a me,
 io non posso far più nulla per fermare la mia ira. 
 Sì, mi sono stancato di avere pietà,  mi sono stancato
 di sentire predicar pace e misericordia..."

Ma questa profezia di Marcello Ciai è anche l'unica sua che termina con una prospettiva di gloria, come se additasse che ormai il Regno dei cieli è vicino:

“Il deserto si trasformerà poi e dunque in giardino.
In un libro finalmente leggeranno. L’umiltà udrà, la giustizia vedrà.
Il beffardo e il buontempone spariranno e nessuno potrà più per un nulla
rovinare l’altro. I messaggeri di pace non si strozzeranno e gli araldi                                                                                                                          li accoglieranno. Il giardino si trasformerà in parco e il libro in dottrina.
Lo Spirito del Signore abbraccerà la terra e i morti allora si ameranno".

Nel tragico scenario di tante vittime dei terremoti, nel lutto dei superstiti, nel dramma degli sfollati , la Parola di Dio ci illumina sull'origine e sul senso ultimo di queste calamità. Se avremo il coraggio di vederle come sono realmente, castighi di Dio finalizzati al trionfo della sua divina giustizia e alla salvezza eterna di tanti, sapremo anche a chi rivolgerci con vera speranza, facendo nostra la preghiera del profeta Abacuc (3:2): "nello sdegno ricordati di avere clemenza...",  con l'indefettibile speranza dell'autore delle Lamentazioni (3:24, 31-33) : " In lui voglio sperare...  Poiché il Signore non rigetta mai... Ma, se affligge, avrà anche pietà secondo la sua grande misericordia. Poiché contro il suo desiderio egli umilia e affligge i figli dell'uomo...." e con il coraggio della fede espressa dal Salmista (Sal.45:1-2): " Dio è per noi rifugio e forza,  aiuto sempre vicino nelle angosce. Perciò non temiamo se trema la terra, se crollano i monti nel fondo del mare..."                        

Certo, quando un terremoto ci porta via non solo la nostra casa e le nostre cose, ma anche i nostri cari,è tragedia. Ma una tragedia che un cristiano dovrebbe viverr in modo diverso da chi non crede in un Padre eterno, e in un aldilà, in cui "gli afflitti saranno consolati" (San Matteo 5:4).

Di queste sciagure purtroppo così ricorrenti in un mondo sempre più lontano da Dio e dalla sua legge d’amore, dobbiamo cogliere il senso: Dio ci avverte, anche castigandoci, pur di portarci alla sua salvezza e al suo amore, e scamparci da quel castigo tremendo, definitivo ed eterno che si chiama “ inferno”. Scriveva il citato Sant’Annibale  : "Il terremoto per quanto è terribile ha però questo di buono, che apporta una conversione generale! È un gran missionario. Si resiste alle prediche. Ma quando ci sentiamo tremare…”.
Nel Vangelo (San Luca 13:4-5) si legge che dal crollo di una torre avvenuto a Gerusalemme, Gesù ne trasse  un severo avvertimento per tutto il popolo: “Quei diciotto, sopra i quali rovinò la torre di Sìloe e li uccise" disse " credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo” (e tremenda fu, una quarantina d’anni dopo, la distruzione di Gerusalemme ad opera dell’esercito romano ).

Eh sì! Ma quale prete ha il coraggio di dire parole di questo genere? E di ricordare che "di là" la storia di ognuna delle vittime continua, con la loro anima immortale che poi, alla resurrezioni dei morti, sarà rivestita di un corpo immortale. Con il quale però, gli uni andranno "al supplizio eterno ", gli altri "alla vita eterna": sono le parole con cui il Signore Gesù conclude il discorso sul giudizio finale, prospettando  non solo la più gloriosa speranza  ma anche la più tremenda prospettiva che ci possa essere per un uomo. Parole di vita  eterna. "Tu " disse una volta Pietro a Gesù "hai parole di vita eterna" (Giovanni 6:68).
Come dire: "
tu solo".Eh già, oggi chi le ricorda più nella Chiesa queste parole?

Un vero Cristiano vive "nell'attesa della Sua venuta", cioè del ritorno di Cristo su questa terra, e del glorioso "rapimento" in cielo di quanti " attendono con amore la Sua manifestazione" (2a Lettera a Timoteo 4:8) e " l'aspettano per la loro salvezza" (Lettera agli Ebrei 9:27).

Quel giorno sarà preceduto da un ultimo terremoto cosmico, che scuoterà non solo la terra, ma anche in cielo. Nella  lettera agli Ebrei
(12:26-28) sta scritto che Dio "ha fatto questa promessa: ancora una volta farò tremare non solo la terra, ma anche il cielo". Crollano le case, paesi interi sono ridotti in un cumulo di macerie... ma si legge in questo passo che un  " un regno incrollabile " è l'eredità promessa ai credenti: chiamati, come scrive  San Pietro, primo Papa, nella sua seconda lettera (3:10-13), non solo ad attendere, ma ad affrettare la venuta del "giorno di Dio"  con  loro preghiera - "Venga il tuo Regno!" - e la testimonianza della loro vita...

 


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